Il futuro del mercato assicurativo al Tomorrow Speaks di Crif

Con un tasso annuo di crescita pari al 12,5%, il mercato vita italiano dimostra di essere in buona salute, ma, d’altra parte, l’1,1% dell’incidenza della raccolta dei rami danni sul Pil, contro una media europea del 2,6%, è il segnale di un’occasione ancora mancata per il mercato assicurativo italiano. “Come testimonia una recente ricerca di Ania e Crif, le difficoltà di sottoscrizione riguardano soprattutto le Pmi e segnalano che c’è ancora molto da fare”. A dirlo è stato Giuseppe Dosi, executive director di Crif, in apertura del focus sul settore insurance in occasione dell’evento organizzato ieri dalla società, a Milano: Tomorrow Speaks, questo il titolo dell’appuntamento, ha riunito i principali attori del mercato assicurativo con l’obiettivo di capire come accelerare la crescita in modo sostenibile.
L’Italia resta un paese sottoassicurato: il settore auto è sostanzialmente bloccato e gli altri rami danni fanno fatica, pur realizzando una buona reddittività. “È importante – ha detto Dosi moderando il primo panel assicurativo – curare l’eccellenza tecnica per crescere in maniera rigorosa e sostenibile”.

STORIA E INNOVAZIONE

Tante le compagnie del mercato italiano che si sono alternate durante i vari momenti di confronto e dibattito: ognuna ha svelato la propria vision sul futuro del mercato assicurativo, chi partendo dalla propria storia, chi puntando sull’innovazione tecnologica. Luca Filippone, dg di Reale Mutua, si è detto ottimista: “gli anni dal 2022 al 2025 sono stati difficili”, ha ricordato, citando la fiammata dei tassi di 400 basis point in tre mesi che ha messo sotto pressione il mercato vita, e il 2023, annus horribilis per l’impatto delle eventi climatici sul settore danni. “Per noi – ha aggiunto Filippone – resta centrale il modello mutualistico e la diversificazione sia territoriale sia di business”.
Anche Andrea Battista, ad di Net Insurance, vede il bicchiere mezzo pieno e individua nel post-Covid la scintilla che ha fatto partire un processo: “è possibile – ha sottolineato – che la cronica sottoassicurazione italiana sia in una fase di turning point. Dal Covid-19 in avanti gli scenari sono cambiati, soprattutto nel settore salute, che cresce ogni anno a doppia cifra, così come il ramo cauzioni o i rami elementari”, ha precisato Battista.

LE SCELTE ALLA BASE DELLE STRATEGIE

Revo Insurance è un esempio di start up che ha intercettato il momento. “Dobbiamo continuamente investire – ha spiegato l’ad Alberto Minali – per tenere alto il livello di servizio”. Revo vuole essere “una grande fabbrica prodotto per una pluralità di intermediari, tra cui le banche”. L’assetto organizzativo e mentale è centrale in Revo: “vogliamo che le persone si sentano ingaggiate, percependo il senso di responsabilità, che è la forma mentis dell’azienda”. Con un nuovo piano industriale che punta sull’intelligenza artificiale, le persone restano centrali: “non abbiamo alcuna intenzione di impoverire il capitale umano”, ha assicurato il top manager.
Leggermente meno ottimista è parso Bruno Scaroni, country ceo di Zurich Italia, quando ha evidenziato la competizione molto forte nel mercato italiano, “sia sul capitale sia nella distribuzione”. Scaroni ha spiegato la scelta di chiudere il canale diretto di Zurich Connect: “è stata un’operazione complicata, ma questo ci ha dato enorme credito presso gli agenti”, ha argomentato Scaroni, ricordando anche la creazione di Zurich Bank, che in pochissimo tempo è diventata “il principale canale di collocamento vita”.

RETE, RIGORE TECNICO E CRESCITA

Una delle sfide principali di fronte alle compagnie è quella demografica. “Le trasformazioni demografiche, l’evoluzione dei bisogni di salute e il climate change ci pongono davanti a sfide che richiedono nuove risposte”, è intervenuto Massimo Monacelli, general manager di Generali Italia, nel secondo panel. “Viviamo un momento cruciale per il nostro paese e per il settore assicurativo”, ha aggiunto Monacelli, ricordando che “l’Italia invecchia, la salute diventa leva di benessere e longevità e il sistema pensionistico va ripensato: in questo scenario, vogliamo essere protagonisti con soluzioni concrete e una rete capillare che accompagna le persone nella costruzione del proprio futuro”.
Sulla stessa linea Laura Furlan, ad di Poste Vita, secondo cui “le trasformazioni del paese sono profonde e il Covid-19 ha cambiato la prospettiva sul settore salute”. In Poste, anche prima della pandemia, l’offerta c’era già, ma “abbiamo fatto tanta innovazione e ora nei nostri uffici le persone sono portate a discutere di protezione più volentieri”.
Sebbene Poste possa contare su una capillarità territoriale difficilmente paragonabile, anche una realtà come Sara Assicurazioni ha puntato molto sugli agenti: il dg Alberto Tosti ha ricordato il programma lanciato dalla compagnia “per attrarre gli agenti” che ha portato ad acquisire oltre 110 milioni di euro di premi: “nel giro di tre anni, il portafoglio delle nuove agenzie – ha raccontato – ha raggiunto lo stesso risultato tecnico della media di quello delle agenzie già in Sara Assicurazioni. In nove anni, la media del combined ratio è stata sempre migliore del mercato”.
A chiudere il secondo panel, l’esperienza di Bene Assicurazioni, compagnia nata letteralmente da nulla nel 2016 e che in meno di dieci anni ha creato un proprio spazio in un mercato che, come ha ricordato l’ad Andrea Sabìa, è “il più concentrato in Europa”. Nata come società benefit, la compagnia è specializzata nel retail e nelle microimprese e sta per mettere a segno un’operazione importante con l’acquisizione delle compagnie del gruppo Tecnocasa (Cf Assicurazioni e Cf Life).

IL CLIMA È LA SFIDA PIÙ IMPORTANTE

Accanto alle scelte strategiche di business, il settore assicurativo si confronta con un mondo sempre più incerto e rischioso: climate change e sostenibilità restano quindi al centro del dibattito, come ha detto Mauro Piatesi, senior director di Crif, che ha moderato il terzo e ultimo panel della giornata.
“La sostenibilità è una leva strategica e il cambiamento climatico è talmente complesso che non può essere affrontato senza un’adeguata misurazione del rischio”, ha confermato Barbara Pepponi, responsabile danni di Groupama, che ha anche ricordato, nella sua presentazione, la “vocazione mutualistica e legata al mondo agricolo della compagnia” che, in Francia, è nata più di 100 anni fa dalle Assurances Mutuelles Agricoles.
“Lo scenario climatico è la maggiore sfida attuariale degli ultimi anni e dei prossimi”, è intervenuta Francesca Di Paola, direttore attuariato di Sara Assicurazioni. La catastrofi naturali avranno effetti cronici a lungo termine con impatti su ecosistema, ambiente, società ed economia. Di Paola ha invitato a “creare una partnership con gli assicurati, affinché anche loro siano più consapevoli del rischio e facciano prevenzione, così da ridurre il costo assicurativo e produrre effetti sull’ambiente in modo sostenibile”.
Per fare questo, la tecnologia sta già aiutando e aiuterà sempre di più in futuro, come ha confermato Filippo Della Casa, chief innovation officer di Unipol e ceo di Leithà. “I macrotrend – ha detto – li studiamo dall’osservatorio privilegiato della tecnologia”. La gestione sinistri, con la difficile sfida del settore cat nat, sarà un’importante cartina di tornasole: “la tempestività della liquidazione farà la differenza anche rispetto al ruolo sociale di un’impresa di assicurazione”, ha sottolineato Della Casa. Il cambiamento climatico e la gestione del rischio chiedono, infine, rinnovate capacità di risk management, innovazione tecnologica e nuovi modi per affrontare gli eventi catastrofali sempre più frequenti e disastrosi.